Caio Giulio Cesare nacque a Roma in data ancora non ben determinata (le ipotesi più valide dicono il 13 luglio del 101 a.C. o il 12 Luglio del 100 a.C) e morì nella stessa città il 15 Marzo del 44 a.C; sicuramente uno dei personaggi storici di maggior rilievo, Cesare fu militare, console, imperatore ed anche oratore e scrittore, ricoprendo un ruolo fondamentale nella storia del glorioso Impero Romano.
Uomo di grande determinazione ed autorità, Giulio Cesare è da considerare il vero artefice della metamorfosi del sistema di governo romano, avendone promosso la sua transizione da una forma ‘repubblicana’ ad una ‘imperiale’. Seppe sviluppare bene la politica estera espandendo l’Impero con l’annessione della Gallia, invase quelle che già allora erano vere potenze come la Britannia e la Germania, combattè in Egitto, Grecia, Africa, e raggiunse poi l’apice del suo successo con la costituzione del ‘Primo Triumvirato’, un accordo a tre con Gneo Pompeo e Marco Licinio Crasso per la spartizione del potere.
I suoi primi anni e l’adolescenza
Figlio dell’omonimo Caio Giulio Cesare e di donna Aurelia Cota, Cesare iniziò fin da bambino a sognare di diventare un vero e proprio ‘padre della patria’, un valente militare in grado di imporre rispetto e che, aiutato anche della sua grande predisposizione all’arte oratoria e politica, mirava già molto in alto. All’età di 15 anni rimase già orfano di padre, anch’egli stimato pretore e senatore romano, e l’anno dopo sposò Cornelia Minore, figlia del console Lucio Cornelio Cinna.
Sebbene la famiglia appartenesse all’antica aristocrazia patrizia romana e già godesse di un certo rispetto, il fatto che fosse tra le più povere delle stesse famiglie aristocratiche ha fatto in modo da rendere meno marcata la differenza sociale tra le due classi; suo padre, desideroso di formare al meglio la sua personalità ed acculturarlo, lo affidò alla supervisione del ‘tutor’ Marco Antonio Grifòn’, insegnante di lettere e di lingua celta, poi rivelatasi molto utile per le campagne di Gallia.
Come fu il suo successo politico
La sua appartenenza ad una famiglia patrizia ed il matrimonio con Cornelia, proveniente invece dalla plebe erano due cose così contrastanti che non potevano non causare problemi al giovane Cesare; la famiglia della moglie infatti, oltre ad essere di estrazione palesemente popolare, era imparentata con quella di Caio Mario, sette volte console e dichiarato rivale di Silla, sostenuto invece dal senato e da tutta l’aristocrazia romana. Quest’ultimo ordinò a Cesare di separarsi dalla figlia del suo rivale Mario se non voleva mettere in pericolo la sua vita, ma il giovane Cesare rifiutò, preferendo l’esilio nelle vicine terre sabine e partendo poi per l’Asia chiamato a compiere gli obblighi del servizio militare.
Cesare fece il suo ritorno a Roma solamente quando seppe della morte di Silla, ed aiutò Gneo Pompeo a sedare gli ultimi tentativi di sommossa da parte di sparuti gruppi di sillani ancora attivi. Eletto tribuno militare nelle elezioni del 72 a.C, Cesare appoggiò le battaglie politiche dei ‘popolari’ e fu eletto questore nel 69 a.C.. Sono di questo periodo anche i suoi primi scritti e qualche breve orazione, oltre ai sempre crescenti successi politici in qualità di nuovo leader dei popolari.
La guerra civile ed il suo modo di affrontarla
Dopo lunghi periodi di scaramucce e disaccordi con il Senato, l’esercito di Cesare imbraccia le armi e valica minacciosamente il fiume Rubicone, dirigendosi decisamente contro Gneo Pompeo; superata una prima linea difensiva proprio a ridosso del fiume, ‘cesarini e pompeiani’ si affrontarono a Farsalo, dove Cesare impartì una sonora lezione a Pompeo, il quale cercò di scappare e rifugiarsi in Egitto per salvare almeno la vita, ma fu invece raggiunto e ucciso.
In Egitto Cesare rimase invischiato nella lotta fraterna tra Cleopatra VII ed il fratello Tolomeo XIII, e una volta dato il suo aiuto per una pacifica risoluzione di questa guerra dinastica, si rimise in marcia e, già che era lì di passaggio, conquistò anche la regione del Ponto (odierna Turchia), sconfiggendo Farnace II, re di quelle terre e figlio di Mitridate VI. Appresa la notizia che i pompeiani stavano tentando di riorganizzarsi sotto il comando di Catone e che avevano stabilito una base in Africa, Cesare partì immediatamente in una spedizione contro questi ultimi, e li sconfisse definitivamente nella battaglia di Munda, tra le pianure del Sud della Spagna.
Consacrazione del potere assoluto
Furono proprio la definitiva sua affermazione su Pompeo e le altre campagne militari vincenti condotte in ottica di espansione dei territori a conferire a Giulio Cesare quel carisma e quella autorità per cui è diventato quello che era; una volta tornato a Roma, Cesare venne accolto a braccia aperte da tutto il Senato, che non potette esimersi dal ringraziarlo ed osannarlo pubblicamente per le sue eroiche gesta, decidendo di conferirgli la carica di prefetto per un decennio.
Al suo ritorno dalle vittoriose campagne di conquista fatte in Gallia, Egitto, Asia ed Africa, Cesare portò con se prigionieri e ricchezze di vario genere saccheggiate in guerra; corone d’oro, sfarzosi gioielli ed una considerevole somma in denaro che egli stesso si incaricò di dividere equamente tra tutta la sua gente, consacrando così la sua fama di ‘padre della patria’.